venerdì 26 gennaio 2018

la giornata della memoria

Mi ci è voluto un po' a scrivere questo post, ho dovuto decantare e assimilare quello che ho visto e "sentito" questa estate, visitando i campi di Auschwitz e Birkenau.
Avere consapevolezza di camminare sopra le ceneri di individui, di migliaia di persone.
Vedere i forni, le celle, i giacigli, il fango, i vagoni...
Avvertire tutto l'orrore inimmaginabile e inconcepibile da mente umana.
Vedere le montagne di oggetti quotidiani che danno, più di mille parole, la dimensione dell'orrore. 
Montagne di capelli, di occhiali, di scarpe...
Già, le scarpe delle donne... scarpe ricamate, di velluto e seta, le scarpe "buone" che fanno capire che quelle donne erano totalmente inconsapevoli di quello che le stava aspettando. Tanto da partire con le scarpe della festa, totalmente impreparate all'orrore più assurdo che mente umana possa avere concepito.
Davanti ai resti dei forni distrutti, io non sono riuscita a fotografare, per pudore, per rispetto, non so. Non ne ho avuto la forza. Luca si, ha fatto foto. queste 2:


 ORBS... impressionanti.
lo so, possono essere semplici riflessi...ma insieme, in queli giorni, abbiamo fatto più di 3.000 foto, e in nessun'altra immagine, e in nessun altro luogo si è verificato questo effetto. 
L'energia di quel posto, la carica emotiva, umana, storica. La presenza tangibile del dolore, dell' immane sofferenza, della morte, sono anche in queste foto...
E io, poco dopo, camminando accanto al filo spinato che delimitava un campo, HO VISTO chiaramente e distintamente persone, uomini e donne che mi guardavano con i loro occhi vuoti, senza espressione, senza speranza, senza lascrime. in piedi, vicini gli uni agli altri, vestiti di scuro, che mi chiedevano un pezzo di pane. Abbiamo fame dicevano. ma la cosa che mi fatto rabbrividire era che non sapevano perchè fossero li. Percepivo la loro totale estraniazione. Io con la mente gli gridavo di andarsene, erano liberi, non c'era ragione di restare. Li pregavo di andare, ora potevano. Perchè non andate? e loro insieme, chiaro e netto, mi hanno risposto: "ci hanno detto di restare qui. ci hanno detto di restare". io li pregavo e urlavo di andarsene. Qualcuno l'ho visto distintamente salire al cielo, come svaporare in un veloce raggio ascendente di luce colorata. Pochi però,  troppo pochi...
Poi la scena come è venuta, se ne è andata, e io ero nuovamente insieme ad altri turisti ammutoliti a camminare per i viali ...
Ancora adesso quella risposta "CI HANNO DETTO CHE DOBBIAMO RIMANERE QUI" detta con gli occhi privi di luce e di speranza, continua a tornarmi in mente e tormentarmi.
Avrei dovuto insistere di più, avrei dovuto chiedere aiuto a qualche altro essere di luce che potesse accompagnarli via. Avrei potuto e dovuto fare di più...
Mi capita ancora la notte di trovarmi a pregare affinchè si sentano finalmente liberi.